Horror Club Pasquale Scalpellino

Primo capitolo di Horror Club

IL MONDO HA BISOGNO DI HORROR.

Questo era il messaggio che avevo trovato sulla homepage di quello strano sito web. Ci ero incappato per caso, una pagina apparsa dal nulla, una pubblicità qualunque venuta fuori come pop-up da un website di film horror in streaming. Non avevo chiuso subito la finestra e avevo letto quella scritta, lasciandomi ammaliare dalla grafica spettrale. C’erano alberi in nero, illuminati da flash di fulmini, foglie che volavano via come pipistrelli screziati, rumore di pioggia, caratteri rossi insanguinati.

TU SEI L’ULTIMO DELLA CERCHIA.

TU SEI STATO SCELTO PER L’HORROR CLUB.

Poi mi era arrivata di colpo una e-mail, un messaggio ancor più bizzarro del sito stesso, sebbene quest’ultimo ne fosse il mittente.

Tutt’oggi mi chiedo come sia stato possibile quell’invio, visto che non avevo fornito alcun tipo di dati. Avevo soltanto osservato le scritte.

Mi avevano spedito comunque un indirizzo e un orario. Mi avevano ripetuto che il mondo aveva bisogno di Horror, con la lettera maiuscola. Mi avevano detto che saremmo stati in otto. Otto persone, otto narratori, otto scrittori in grado di regalare al mondo la paura, lo spavento, il terrore.

Come avevano saputo però che io ero uno scrittore horror? Non tutti gli utenti dei siti streaming per film di quel genere lo sono.

La situazione mi aveva quindi inquietato e affascinato allo stesso tempo. Escludendo la possibilità che fosse semplicemente un tentativo di hacking, non c’era nulla di male a dare un’occhiata a quell’appuntamento.

Così ci andai.

Non era molto distante da casa mia, per cui a piedi raggiunsi il posto. Era una vecchia casa in disuso, con il cartello di vendita ammuffito e caduto sul giardino di erbacce. La porta era aperta. Sembrava pericolante per certi versi, oltre che infestata. Mi guardai intorno prima di entrare, per vedere se ci fosse qualcuno in arrivo o se ci fosse qualcosa di strano appollaiato ad aspettarmi. Nulla. Gente che passeggiava in un tiepido pomeriggio.

L’interno della dimora era buio e impolverato, un odore stantio si spandeva praticamente dappertutto, sottolineando l’assenza umana con grosse e grigie ragnatele.

“C’è nessuno?”, chiesi al silenzio.

“Accomodati”, replicarono.

Voci atone provenienti da una porta lungo il corridoio.

Avanzai, impaurito ed eccitato, afferrai il pomello d’ottone ed entrai in quello che doveva essere il soggiorno. La stanza era tenebrosa, rischiarata dalla fiammella di una singola candela. Le finestre laterali erano state inchiodate con assi di legno e la mobilia coperta da teloni bianchi. C’erano quattro persone oltre a me. Tre sedute e una in piedi. Riuscivo a scorgere a malapena i tratti dei loro volti.

Non avevo paura che fossero malintenzionati e che fossi caduto in una trappola che avrebbe segnato la mia fine.

Mi accomodai. Nessuno parlava, per cui mi sedetti e gettai un occhio in giro. Non c’era nulla da vedere, a parte l’oscurità, le quattro losche figure e l’atmosfera macabra.

“Siamo qui. Noi cinque soltanto. Non saremo in otto. L’Horror Club sarà composto soltanto da noi. Il mondo ha bisogno di orrore e noi saremo coloro che glielo fornirà”, annunciò quello in piedi, camminando in giro in circolo, per poi fermarsi e raggiungere il tavolo con la candela.

L’afferrò, la sollevò e l’avvicinò al viso, mostrando un volto adulto con una cicatrice sulla guancia sinistra, uno sfregio bluastro. I suoi occhi neri erano profondi, i capelli in disordine.

“In questo luogo, noi racconteremo le storie più spaventose che siano mai state raccontate”.

È così che nacque il famigerato e ricercatissimo Horror Club, il club dei cinque scrittori neri, dei cinque assassini con la penna.

Dovevamo raccontare storie, dovevamo regalare paure. Noi eravamo i narratori oscuri, coloro che promulgavano il terrore.

Non ci volle molto prima che la situazione ci sfuggisse di mano, prima che acquistassimo un potere ultraterreno, prima che cominciassimo a realizzare realtà immonde per la gente.

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